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Premessa. Considerazioni sorella Angela Musolesi
“Esercitare il diritto e la giustizia” è un dovere umano di derivazione divina.
Praticare il diritto è dare giustizia, cioè dare a qualcuno quello che gli spetta, qualcosa che è suo, che è già suo, qualcosa che gli appartiene “per giustizia” appunto,
e mettere in pratica il Vecchio Testamento, in cui “io ti ho giustificato” significava “io ti ho perdonato”. Significa quindi anche dare il perdono a fronte di un’offesa. Giustificare infatti non è giustiziare.
Dalla giustizia nasce la pace. Non dimentichiamoci che Dio darà a ciascuno di noi secondo la sua giustizia, secondo quanto quella persona ha agito con giustizia e secondo quanto ha perdonato. “E perdonaci nella misura in cui noi perdoniamo agli altri”.
“Non c’è pace senza giustizia, non c’è giustizia senza perdono”, la grande frase di Giovanni Paolo II, ha un significato aggiuntivo: laddove regna l’ingiustizia, cioè la troppa povertà, il troppo dislivello economico tra chi ha tanto e poco, si radica l’odio e non può esservi pace, quindi occorre togliere queste ingiustizie che intaccano i beni primari dell’uomo. Chi ha subito ingiustizie, poi, deve perdonare chi l’ho oppresso
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